giovedì 13 dicembre 2012

Seconda ricetta dell'Apericena natalizio

Eccomi quasi puntuale con la seconda ricetta del piatto, cioè il secondo:


Rotolini di petto di quaglia su purea di carote e arance caramellate, con perle di ametista e tostini di panettone;





Ingredienti:
petti di quaglia ( con la pelle esterna, uno intero a persona, diviso in due metà)
4 carote
buccia di mezza arancia
qualche patata vitellotte (viola)
1 cucchiaio di zucchero semolato
sale e pepe q.b.
olio extravergine
poco vino bianco
rametti di rosmarino
1 spicchio d'aglio
fettine quadrate di panettone







Preparazione: 
Togliere la parte bianca alla buccia dell'arancia e farla bollire per 6 volte, cambiando ogni volta l'acqua e partendo sempre da quella fredda.
Quindi metterla in un pentolino con lo zucchero e un cucchiaio di acqua per caramellarla.
Pulire le carote, tagliarle a pezzi e bollirle in poca acqua.
Unire la buccia d'arancia e le carote, e frullarle assieme per ottenere una purea. Se ce n'è bisogno, usare un po' di acqua di cottura delle carote.
Aggiungere un pizzichino di sale (appena, appena).
Pelare le patate, cubettarle e cuocerle a vapore. A fine cottura regolarle di sale, quindi condirle con un filo d'olio.
Arrotolare i petti di quaglia  su se stessi fermandoli con uno stuzzicadente
In una padella scaldare l'olio con l'aglio, un paio di rametti di rosmarino, rosolare i petti di quaglia sfumandoli prima con poco vino bianco. Regolare di sale e pepe.
Nel frattempo tagliare delle fettine quadrate di panettone e biscottarle in forno a bassa temperatura perchè non prendano colore.
Comporre il piatto partendo dalla purea, appoggiare sopra i rotolini di quaglia, infilzati ognuno da un rametto di rosmarino, e guarnire con le "perle di ametista".


Vi ricordo che per votare il mio apericena, basta cliccare qui

martedì 11 dicembre 2012

Prima ricetta dell'Apericena natalizio

Come ho detto ieri in questo post, e siccome "ogni promessa è un debito", da oggi comincio a pubblicare le tre ricette del mio piatto per "Apericena" natalizio col panettone Tre Marie.
Inizio dalla fine, cioè il dolce:


Torretta di mele caramellate con castagne e crumble croccante di panettone, su salsa di cachi aromatizzata al rum




Ingredienti per due mini porzioni:
1 mela renetta tagliata a cubetti
3 0 4 castagne lessate e sbriciolate grossolanamente
rapatura di arancia bio
due cucchiai di zucchero semolato
rum 
un pezzetto di burro
cubetti irregolari di panettone
1 pezzetto d'arancia con la buccia per il preparare il caramello
Per la salsa:
1 caco
poco rum




Preparazione:
Considerato il fatto che adoro la cucina di sala, la tecnica che ho applicato per questa ricetta è quella della cottura "à la lampe" col flambè (si può comunque cucinare tranquillamente ai fornelli con qualche accortezza nel momento di flambare).
Questo tipo di cucina richiede una padella di rame (a casa va benissimo l'acciaio).
Basilare per preparare il caramello è il limone, o l'arancia in questo caso, e non meno importante è il taglio che bisogna applicare: dev'essere un pezzo dato dalla metà di un quarto di arancia, tagliata con la buccia (quindi si prende un'arancia intera, la si taglia in 4 parti nel senso dell'altezza ed ogni parte a metà). Si infilza con una forchetta l'arancia dalla parte della buccia e si inizia così:
Si scalda bene la padella e si aggiunge lo zucchero. Con l'arancia si deve cercare di portare lo zucchero sempre verso il centro, senza ammassarlo, in modo che si sciolga senza bruciarsi. Bisogna stare sempre attenti che la fiamma non sia troppo vivace.
Quando si è sciolto quasi del tutto, si aggiunge un pezzetto di burro e si amalgama bene. A questo punto si mette da parte l'arancia e si aggiungono i cubetti di mela, si sfuma col rum e si flamba (si può comunque lasciar semplicemente evaporare l'alcool).
Caramellare bene, facendo attenzione a non spappolare tutto.
Mentre si raffreddano, tostare i cubetti di panettone nel forno a bassa temperatura, affinchè diventino croccanti, senza però prendere colore.
Quindi comporre il dolce in un coppa pasta non molto grande, stratificando le mele con le castagne e, ogni tanto, un po' di rapatura di arancia e, alla fine, appoggiarvi il "crumble" di panettone.
Sbucciare il caco, mettere la polpa in un recipiente allungato, aggiungere un po' di rom, e frullare col minipimer.
Togliere il coppa pasta e guarnire con la salsa di caco

Se ti piace il mio Apericena, votalo qui. Grazie!

lunedì 10 dicembre 2012

Apericena insolito per un Natale Tre Marie

Quando penso al Natale, non posso fare altro che ritornare con la mente a quella grande tavola imbandita, attorniata da tante famiglie di un'unica famiglia: la nostra.
L'intersecarsi dei suoni delle voci adulte a quelle di noi bambini, che allegramente scartavamo i regali, rendevano l'atmosfera musicale, come se per tutta la casa si rincorressero tra di loro delle note in cerca di un rigo su cui fissarsi. E i profumi che uscivano dalla cucina ci inebriavano tutti....
Ricordo sempre quella musica e quei profumi con molta nostalgia, ogni anno.
Ora le situazioni sono cambiate, ma la voglia di scaldarmi il cuore con la famiglia non è mai svanita, e immancabilmente ci ritroviamo come ai vecchi tempi, anche se, attorno alla tavola imbandita, ne mancano molti, ormai...
Quest'anno, complice l'invito a Milano delle Tre Marie, e la relativa richiesta di creare delle ricette alla base delle quali ci fosse il panettone come ingrediente, ho pensato ad una composizione dai colori e sapori prettamente invernali.
Non c'è stato molto tempo per poter realizzare il piatto, credo comunque di essere riuscita  a rendere  un'idea festosa, seppur nella sua completa semplicità, ma nello stesso tempo elegante e raffinata.
Mesdames et Messieurs, ecco a voi il mio "Apericena natalizio":





Ho pensato a tre preparazioni: in basso a sinistra c'è il contorno di verdure; a destra il secondo e poi il dolce.
Il contorno:
Zolla di verdure dell'orto;
Il secondo:
Rotolini di petto di quaglia su purea di carote e arance caramellate, con perle di ametista e tostini di panettone;
Il dolce:
Torretta di mele caramellate con castagne e crumble croccante di panettone, su salsa di cachi aromatizzata al rum.






Non ho fatto a tempo ad inviare alla redazione l'esecuzione delle ricette, ma vi prometto che a partire da domani, verranno pubblicate giornalmente qui sul mio blog.
Allora preparatevi che arrivano presto e... Ah, che sbadata! Non vi ho lasciato il link per votare la mia preparazione.... ;)

http://www.tremarie.it/natale-2012/blogger/lapericena-di-lorella-fabris


......"perchè per me il Natale è calore e chiacchiere in ottima compagnia, con un occhio di riguardo alla cucina, quella buona veramente!"......


mercoledì 17 ottobre 2012

Panbrioche per il World Bread Day 2012







Che differenza c'è tra alimentarsi e nutrirsi?
Così, di primo acchito, verrebbe da rispondere: nessuna. Eppure c'è, e non è neanche tanto sottile, ma addirittura sostanziale.
Alimentarsi riguarda l'introduzione del cibo, proprio come azione.
Nutrirsi ha a che fare col cibo che introduciamo.
Non è uguale, vero?
Nella piramide degli alimenti il pane si trova alla base, assieme a tutti gli alimenti necessari per l'apporto dei carboidrati, cioè i derivati dei cereali.
Essi costituiscono la fonte principale di energia per il nostro organismo e apportano una elevata quantità di amido che è importante per una alimentazione equilibrata e per soddisfare le esigenze caloriche e plastiche del corpo umano.
Il pane è un alimento ad alto valore nutritivo ed è essenzialmente energetico per l'elevato apporto di glucidi sotto forma di amido. Interessante è anche l'apporto di proteine rappresentate principalmente dal glutine (7-8% circa) che pur essendo di basso valore biologico, possono essere ulteriormente arricchite associando il pane con alimenti a proteine complementari.
La sua digeribilità varia in funzione di numerosi fattori come il grado di abburattamento, lo stato di freschezza e la masticazione.

Alimentarsi è necessario per vivere. E' per questo che bisogna nutrirsi bene!






Quando mi sono accorta che il tempo per pubblicare il mio contributo al World Bread Day stringeva, era ormai troppo tardi; i post di pani bellissimi fioccavano da tutte le direzioni ed io non avevo avuto neanche il tempo di fotografare il mio. Che peccato!
Lo scopo di questa iniziativa si accompagna bene alla giornata dedicata all'alimentazione, visto che il pane è il simbolo per eccellenza della nutrizione.
Fortunatamente Agostina mi ha consigliato di contattare Zorra, organizzatrice da molti anni di questo evento, la quale con un bel "Hurry up" mi ha esortato a fotografare, preparare il post e pubblicarlo "in a hurry".
Offro questo panbrioche, leggermente arricchito di ingredienti rispetto ad un semplice pane, nella speranza che possa addolcire un po' la giornata di chi, invece, il pane non ce l'ha.






Ingredienti:
500 g di farina 0
180 g di latte a temperatura ambiente
10 g di lievito di birra
3 tuorli
1 cucchiaio di liquore all'arancia
80 g di zucchero
8 g di sale
100 g di burro morbido
1 uovo per spennellare la superficie
granella di zucchero q.b.

Preparazione:
Sbriciolare il lievito nella farina ed aggiungere il latte un po' alla volta, tenendone un po' da parte per unire, in un secondo momento, il sale.
Sbattere i 3 tuorli assieme ed versarli a filo al composto. Subito dopo aggiungere il liquore e, senza aspettare l'incordatura, unire dapprima lo zucchero e poi il sale.
Far andare l'impastatrice a velocità bassa e quando è tutto ben amalgamato, aggiungere il burro in tre fasi.
Quando il composto si stacca completamente dalle pareti dell'impastatrice, toglierlo, dargli una forma rettangolare, metterlo in un sacchetto di plastica per alimenti e porlo in frigo per tutta la notte.
La mattina successiva estrarlo e lasciarlo a temperatura ambiente per un paio d'ore.
Dividerlo in due pezzi, formando due filoncini, e metterlo a lievitare in due stampi da plum cake, imburrati e infarinati. Coprire con un nylon per alimenti.
Il tempo di lievitazione dipende dalla temperatura dell'ambiente, ci mette comunque parecchie ore vista la minima quantità di lievito.
A questo punto sbattere l'uovo e spennellarlo sulla superficie, spolverizzare poi con la granella di zucchero, ma va bene anche solo dello zucchero semolato.
Se invece si ha intenzione di usarlo con il salato, basterà fermarsi alla spennellata di uovo.
Infornare nel fiorno già preventivamente riscaldato a 200°, abbassando a 180° nel momento che si introduce il panbrioche.
Cucinare per mezzora abbondante. Controllare sempre e comunque il grado di cottura dopo questo tempo, il vostro forno potrebbe impiegarci di più.






Con questo pane partecipo al



  •                                            World Bread Day 2012 - 7th edition! Bake loaf of bread on October 16 and blog about it!

domenica 30 settembre 2012

Cappelletti su passatina di porro con tastasal all'aroma di rosmarino





"Ci troviamo a Verona il 20 e il 21 ottobre?"
Così esordisce Alex presentando il suo post del Fini-tour.
"Certo che sì", rispondo io. Magari!!!
Mi piacerebbe proprio tanto, quindi non posso non partecipare a una selezione che premia due ricette proprio nella mia regione!
Oddio, Verona non è vicinissima a Venezia, ma la cosa è fattibile e una bella gita "fuori porta" ogni tanto sepoffà!!

Per festeggiare il compleanno del gruppo Fini e la città di Verona, che ospita una delle quattro tappe del tour gastronomico: "La strada del gusto", ho pensato ad una ricetta che prenda in considerazione un prodotto tipico del territorio: il tastasal.
Ma cos'è il tastasal?
Semplice: "Se ciama tastasal quela parte del masenado de mas-cio pi tenera che la vigneva butà su la gradela e tastà par controlar che ghe fusse bastansa sal, ma anca pearo e altre spessie in sto paston del salado. El nome el riva da lì".
E' chiaro, no?
In poche parole, per chi non conosce il dialetto veneto, è l'impasto dei salumi, molto morbido, di carne di maiale maschio, insaporito con sale e pepe nero. Le donne della Bassa Veronese usavano "tastarne" il grado di sapidità, preparando con questo impasto il risotto. Da qui il nome.
L'accompagnamento di base è una passatina di porro, un ortaggio ad alto contenuto di acqua, quindi con effetto diuretico; ricco di vitamine dei gruppi C e B, e di sali minerali come calcio, potassio,  fosforo, zolfo, sodio e magnesio. E' ricco di ferro, quindi antianemico, ha un alto contenuto di fibre, rafforza le difese immunitarie e abbassa il livello di colesterolo nel sangue.

Con questo condimento ho pensato di preparare i cappelletti, un ripieno delicato che esalta il contrasto tra il sapore rustico del tastasal e la delicatezza del porro.




Dal blog  di Alex:
Il "CAPPELLETTO EMILIANO" Dal ricettario FINI emerge uno dei primi emiliani più noti e amati, che oggi viene riproposto con “Mortadella Bologna IGP” e “Parmigiano Reggiano DOP”, secondo la tradizione. Il ripieno ricco e gustoso: gli ingredienti selezionati IGP e DOP sono avvolti in una sfoglia piacevolmente ruvida e porosa grazie alla trafilatura al bronzo. Provare e non rimanerne conquistati sarà impossibile.





Ingredienti per 4 persone:
500 g di  Cappelletti Emiliani Fini
150 g di tastasal
1 rametto di rosmarino
poco olio extravergine
una spruzzata di vino bianco
Ingredienti per la passatina di porro:
1 porro (solo la parte bianca)
1 patata piccolissima
brodo vegetale (un paio di mestoli)
sale e pepe
olio extravergine




Preparazione:
Pelare la patata, lavarla e tagliarla a brunoise.
Lavare e affettare il porro.
Stufarli con poco olio extravergine. A metà cottura, bagnare con il brodo e portare a termine. 
A fuoco spento regolare di sale e pepe e col minipimer, frullare il tutto montando la passatina aggiungendo un po' di olio a filo. Mettere da parte.
Scaldare pochissimo olio in una padella, aggiungere il rametto di rosmarino e il tastasal sgranato. 
Appena il grasso si scioglie, spruzzare col vino bianco, lasciar evaporare e portare a cottura.
Nel frattempo lessare in acqua salata i cappelletti. Scolarli e passarvi un filo d'olio.
Preparare il piatto mettendo sul fondo un po' di passatina, adagiarvi i tortellini e distribuire sopra il tastasal. 




Con questo piatto partecipo alla selezione ricette di 



martedì 25 settembre 2012

Pasta al pomodoro? Sì, ma con mousse di mozzarella e basilico croccante.


Ed ecco qua, sta per scoccare l'ora X, il termine di questo concorso. E questa è la mia terza ricetta, l'ultima.




La mia proposta per questo finger con la pasta integrale bio benedetto Cavalieri, è di un piatto semplice, che raccoglie i colori, i profumi e i sapori dell'estate e del nostro splendido Paese. 
E' "il piatto" per eccellenza,quello che ci rappresenta in cucina; il condimento che piace a tutti, grandi e piccini; italiani e stranieri: pomodoro, basilico e mozzarella, questa volta però col vestito elegante.






Ingredienti:
300 g di tagliatelle integrali bio Benedetto Cavalieri
250 g pomodorini ciliegino maturi per la salsa
pomodorini ciliegino sodi e poco maturi q.b. (per contenere la pasta)
150 g di mozzarella
qualche cucchiaio di latte parzialmente scremato
qualche foglia di basilico fresco
olio extravergine di oliva
1 spicchio d'aglio
sale e pepe





Preparazione:
Lavare il basilico, asciugarlo bene e friggerlo nell'olio caldo per qualche secondo, facendo attenzione a non bruciarlo. Metterlo a scolare dall'olio su fogli di scottex. Raffreddandosi diventerà croccante, lucido e trasparente.
Lavare i pomodorini sodi e poco maturi, asciugarli, tagliarli a metà, svuolarli conservando la parte interna in una ciotola. Salare l'interno e metterli a scolare capovolti.
Mondare, lavare e tagliare a dadini i pomodorini maturi, lasciarli sgocciolare in uno scolapasta assieme alla polpa messa prima da parte.
Soffriggere l'aglio in una padella con un po' d'olio.
Quando l'aglio sarà dorato, aggiungere la polpa dei pomodorini e farla sfrigolare a fiamma alta. Appena il pomodoro si sarà legato all'olio, togliere l'aglio.
Salare, pepare, coprire con un coperchio dopo aver spento il fuoco.
Preriscaldare il forno a 200°.
Asciugare bene dall'acqua di governo la mozzarella, tagliarla a pezzetti e frullarla bene. Una volta ridotta ridotta in poltiglia, diluire con qualche cucchiaio di latte frullando tutto assieme.
Mettere a riposare in frigo.
Cuocere le tagliatelle in abbondante acqua salata.
A poco più di metà cottura scolarle e saltarle nella padella col sugo.
Aggiungere dell'altro olio, amalgamare bene e riempire con la pasta i pomodorini contenitori.
Disporli su una teglia coperta da cartaforno, e infornare per 5 minuti (controllare comunque la cottura).
Togliere dal forno.
Riempire una sac à poche con la mousse di mozzarella, formare dei ciuffetti sulla pasta e guarnire con le foglioline di basilico croccante.
Sistemare i pomodorini farciti nelle minicoppa finger food






Con questa ricetta partecipo al contest





mercoledì 19 settembre 2012

Fusilli cacio e pere



Al contadin non far sapere......




....quanto è buono il formaggio con le pere.

L'abbinamento formaggio e pere non è una gran scoperta, lo dice anche il proverbio, la novità sta nel fatto che l'ho affiancato alla pasta assieme a rucola e limone, creando un bel contrasto pur mantenendo l'equilibrio tra i sapori.
Per questa preparazione ho utilizzato la pasta integrale bio Benedetto Cavalieri che ho servito in versione finger nei bicchierini finger food di Atmosfera Italiana






Ingredienti:
300 g di fusilli integrali bio Benedetto Cavalieri
50 g di rucola
50 g di pecorino romano
1 pera
6 cucchiai di olio extravergine d'oliva
sale e pepe q.b.
il succo di mezzo limone






Preparazione:
Lessare la pasta in abbondante acqua salata.
Tagliare la pera a cubetti e bagnarla con un poco di succo di limone, per evitare che annerisca.
Spezzettare la rucola e ridurre in scaglie il pecorino.
Emulsionare l'olio in una ciotolina con un cucchiaio di succo di limone, sale e pepe.
Scolare la pasta, irrorarla con poco olio e farla raffreddare stendendola bella allargata su un vassioio.
Dopo di che unire gli ingredienti.
Condire con l'olio emulsionato, mescolare e servire.





Con questa ricetta partecipo al contest di



martedì 18 settembre 2012

Prima degustazione di pizze con Petra 100% grano italiano, lievito madre e presidi Slow Food

18 SETTEMBRE: PETRA E IL MOLINO QUAGLIA LANCIANO LA PIZZA 100% ITALIANA
ALLA PIZZERIA GRIGORIS DI CHIRIGNAGO (VE) L'ANTEPRIMA NAZIONALE INSIEME CON SLOW FOOD VENETO
ASPETTANDO LA PIAZZA DELLA PIZZA DEL SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE DI TORINO E PIZZAUP 2012










Dal 18 settembre sarà possibile mangiare pizze 100% italiane. Succede grazie a Petra®, la linea di farine macinate a pietra del Molino Quaglia che a partire da questo mese saranno realizzate esclusivamente con grano italiano.

Il primo appuntamento con il gusto 100% Made in Italy è dunque previsto alle ore 20:00 alla Pizzeria Grigoris di Chirignago (Ve) dove si terrà la prima "Cena dell'Alleanza", organizzata in collaborazione con Slow Food Veneto e basata esclusivamente su una degustazione di pizze realizzate al 100% con ingredienti italiani, farina compresa. Inoltre la serata prevederà la realizzazione di un Master of Food sulla pizza con l'intervento di alcuni attori protagonisti, che da diversi anni dedicano i loro studi e la loro arte al piatto più famoso del mondo.

Sette le pizze in degustazione durante la serata tutte realizzate con Petra®, la farina macinata a pietra nata per far riscoprire il profumo e il sapore del grano, e farcite con ingredienti di altissima qualità, tra i quali anche i Presìdi Slow Food. Questi i produttori dei Presìdi Slow Food coinvolti nella serata: gli antichi pomodori di Napoli sono stati coltivati da Agrigenus - Acerra (Na); la salsiccia rossa di Castelpoto è stata prodotta da Pierpaolo Maio - Castelpoto (Bn); la mortadella classica è stata prodotta da Bonfatti - Cento (Fe); il capocollo di Martina Franca è stato prodotto da Salumi Martina Franca - Martina Franca (Ta); la masculina da magghia è stata pescata da Cooperativa del Golfo - Catania; l'asiago stravecchio di malga è stato prodotto da Miradi Cortese - Malga Verde - Conco (Vi); il monte veronese di malga è stato prodotto da La Casara di Romano Roncolato - Roncà (Vr).

L'impasto di tutte le pizze sarà realizzato con farine di grano tenero italiano Petra® macinate a pietra dal Molino Quaglia (raccolto 2012 di messi da agricoltura integrata nelle provincie di Ferrara e Rovigo) e lievito naturale da pasta madre di Lello Ravagnan; le pizze saranno accompagnate dalle Birre del Birrificio 32 Via dei Birrai.

Il prossimo appuntamento con le pizze 100% italiane sarà nell'ambito del Salone del Gusto e Terra Madre di Torino (25/29 ottobre) dove con Petra®, farina ufficiale della Piazza della Pizza, saranno realizzate tutte le pizze in degustazione. L'incontro successivo sarà a Vighizzolo d'Este (Pd) nella sede del Molino Quaglia con la VI edizione di PizzaUp®, il simposio tecnico sulla pizza italiana che avrà luogo dal 5 al 7 novembre.

La Pizzeria Grigoris si trova a Chirignago (Ve) in via Asseggiano 147.
PRENOTA TELEFONANDO AL N. 041 - 915501Io ci sarò! E voi?? :)

lunedì 17 settembre 2012

Fusilli ai profumi mediterranei






La consiglio caldamente.
E' di ottima qualità la pasta integrale bio Benedetto Cavalieri!
In 100 g di questa pasta ne sono contenuti ben 6 di fibra e, considerando che il nostro fabbisogno giornaliero è fissato dalle linee guida della nutrizione, nella misura di 30 g al giorno, allora siamo a cavallo!
Il condimento al quale ho abbinato i fusilli è molto sfizioso, veloce nella preparazione, ma dal gusto e dai profumi molto intensi, che rendono questa ricetta facilmente adattabile sia ad una pasta fredda che spadellata e bella calda.
La versione mia di oggi è fredda, e adatta non solo alla torrida estate appena trascorsa, anche a queste tiepide e soleggiate giornate che ci avviano all'autunno.
Provatela. E vedrete che diventerà un must anche a casa vostra. Garantito!
Simpatica è l'idea della presentazione nei piattini finger food di Atmosfera Italiana. 
Ma...vi spiego la ricetta:





Ingredienti:
300 g di fusilli integrali bio Benedetto Cavalieri
8 pomodori secchi
1 manciata di pinoli
aghi di rosmarino q.b.
sale e pepe q.b.
1 spicchio d'aglio
olio extravergine di oliva
una grattugiata di pecorino romano





Preparazione:
Per prima cosa preparare la pasta.
Una volta cotta, scolarla, passarla in un filo di olio e stenderla ben distaccata su un vassioi finchè non diventi fredda.
Sbollentare per un minuto i pomodori secchi, toglierli ed asciugarli con lo scottex. Tagliarli a striscioline.
Far imbiondire nell'olio l'aglio, toglierlo ed aggiungere i pinoli.
Appena prendono un po' di colore, aggiungere il rosmarino tagliato e, subito dopo, i pomodori.
Spegnere subito e lasciar raffreddare assieme alla pasta.
Una volta perso il calore, aggiungere una grattuhiata di pecorino romano giusto per profumare.
A questi punto non testa altro da fare che unire pasta e condimento e lasciar insaporire qualche ora prima di inebriarsi.

Con questa ricetta partecipo al contest di :



domenica 2 settembre 2012

La cucina del Ghetto a Venezia



ll 2 settembre si svolgerà la tredicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica che vede per la prima volta Venezia capofila, un’iniziativa che coinvolge ventotto Paesi europei e più di sessanta località italiane.
Il tema di quest'anno sarà l'umorismo declinato in chiave ebraica, una caratteristica, quella di saper ridere e far ridere, che sembra essere piuttosto spiccata nella cultura del "Popolo del Libro" sia nei momenti positivi come in quelli più bui.
Ecco il programma della giornata:




In occasione di questa manifestazione sarà presente con uno stand anche la nuova scuola di cucina ebraica di Venezia “La cucina del Ghetto”, un laboratorio di esperienze che mette in sinergia le molteplici identità dell’ebraismo veneziano creando un mix unico e irripetibile. 
La Comunità Ebraica di Venezia, promotrice di questa iniziativa, mette a disposizione il suo bagaglio di conoscenze e le strutture, tra queste la Kosher House “Giardino dei Melograni” in cui viene organizzata la scuola.
Da quasi 500 anni la Cev custodisce il proprio patrimonio artistico e culturale, favorendone la diffusione e la comprensione.
I corsi della scuola stessa proporranno poi, attraverso percorsi esplorativi delle feste e percorsi professionali specifici, una visione a tutto campo di cosa voglia dire “Mangiare alla Giudia”. 
Infine la Biblioteca-Archivio "Renato Maestro" che offre gli strumenti professionali indispensabili per indagare la genesi e l’excursus storico delle ricette proposte. Piatti che caratterizzano anche la cucina veneta di oggi e che affondano le radici nella tradizione culinaria giudaico-veneziana.







giovedì 30 agosto 2012

Alla ricerca delle origini. Venissa: quando non te l'aspetti, il passato ritorna. 1° parte



Chi pensa che Venezia sia solo una città d'arte gremita da turisti di tutto il mondo, non sa che la laguna che l'abbraccia, accoglie sparsi un po' ovunque innumerevoli isolotti: alcuni abitati, altri solo paludosi che emergono e scompaiono a seconda dell'intensità delle maree.




La storia della Serenissima inizia proprio da questi e dalla fiumana delle invasioni barbariche che hanno caratterizzato il VI secolo.
Unni e Longobardi, portando rovina e terrore, misero in fuga le popolazioni della costa, che trovarono riparo nel rifugio naturale offerto dall'arcipelago paludoso.
La gente di Altino occupò la parte della laguna nord con Torcello (la capitale), Burano, Mazzorbo e Murano e, attraverso opere di bonifica e costruzioni, iniziarono a dar senso ad un paesaggio che fino a quel momento aveva avuto solo un aspetto spettrale.
Sul suolo umido e fertile furono piantati giardini, orti e vigne. Da lì iniziò l'attività agricola che ancor oggi, assieme alle isole di Sant'Erasmo (attualmente presidio Slow Food per la "castraùra", il famoso carciofo violetto) e delle Vignole, è ancora molto attiva.
Ed è proprio a Torcello che Gianluca Bisol si trovava dieci anni fa.
Assieme ad un cliente americano visitava la Basilica. Affascinato dalla bellezza ed incuriosito dalla particolarità dell'ambiente circostante, Bisol scorse nel giardino della signora Nicoletta alcune viti che crescevano selvaggiamente, intersecate a piante ornamentali e fiori.
Parlando con la proprietaria, venne a conoscenza di una vigna sconosciuta: la Dorona.
Che uva sarà mai la Dorona? - Si chiese. I suoi acini erano il colore dell'oro e i suoi grappoli scottavano sotto il sole cocente, nonostante la copertura del folto fogliame.






Non risultava nessuna informazione a riguardo, quasi non fosse mai esistita prima di quel momento. Non c'era traccia neanche in nessun registro. Eppure era proprio il padre della Signora Nicoletta che la coltivava con molta cura da sempre! Doveva avere sicuramente una sua storia!
Scoprì quindi, dopo accurate ricerche con esperti, che si trattava di un vitigno autoctono molto antico, impiegato per la produzione di un vino tanto amato dai Dogi veneziani.
Iniziò il lavoro di recupero delle vigne in giro per le isole. Riuscì a raccoglierne delle altre e a trapiantarle.






La prima vendemmia, nel 2010, ha dato 4880 bottiglie da mezzo litro, 88 Magnum e 88 Jeroboam.
Si tratta di un vino bianco prodotto con il metodo della vinificazione in rosso, detta più propriamente vinificazione con macerazione. Le bucce rimangono nel mosto fermentante per un periodo di tempo di 30 giorni in botti di vetroceramica ad una temperatura di 18°/19°C. L'affinamento avviene poi per 12 mesi, sempre nel vetroceramica.






Particolare e pregiata è anche la bottiglia di vetro di Murano, che presenta una foglia d'oro zecchino applicata a mano al posto dell'etichetta.



Una bottiglia che racchiude in sè l'essenza di Venezia: vino, oro e vetro.  



Analisi sensoriale
"Il vino riflette un colore dorato, ed un'espressione nasale subito speziata, con sensazioni evidenti di camomilla e crema di noce. Al tutto la consistenza è piena e cerosa, con note dominanti di mandorla in armonia con espressioni di mela gialla e miele; in chiusura è leggermente asciutto, e la persistenza è sapida. Al naso, conquistano i ricchi profumi da bianco strutturato. In bocca, sorprendono i sapori da rosso maturo e il ricco estratto secco.
Venissa è un grande vino bianco longevo e quindi perfetto anche da collezione, grazie alla supervisione di un bianchista e un rossista d'eccezione: Desiderio Bisiol, innovativo ed autorevole enologo nelle terre di bianchi, e Roberto Cipresso, esperto di terroir di fama internazionale nelle terre dei rossi."






Oggi il vigneto viene coltivato nel terreno comunale della tenuta murata Venissa a Mazzorbo, che dà il nome a questo pregiatissimo nettare. Sono 2 Ha di terreno adibiti a raccolto: metà a vigneto alle Cantine Bisol di Valdobbiadene; e metà a orti e frutteto, che l'associazione Onlus di Burano ha dato a 10 anziani affinchè lavorassero la terra. I frutti del raccolto vengono in parte tenuti dai coltivatori e in parte dati al ristorante della tenuta, gestito dalla bravissiama chef bellunese Paola Budel.






Ma di questo e della giornata trascorsa al Venissa, ne parlerò prossimamente, nella seconda parte.

To be continued.....







giovedì 2 agosto 2012

Biscotti di Calabritto




Per abitudine o per semplice mancanza di tempo, la colazione è un pasto spesso sottovalutato.
E' invece importante consumare una prima colazione ad alto contenuto nutrizionale e nello stesso tempo appetibile.
Latte o yogurt, pane o fette biscottate, cereali, confettura di frutta, miele o frutta fresca sono l'ideale, ma questi biscottoni non sono da meno e adattissimi ad una bella e sana colazione, ma anche in accompagnamento ad un buon the pomeridiano.
La ricetta è di Donatella e la simpatica iniziativa di Cinzia.
Mi scuso con loro per lo scandaloso ritardo con cui pubblico, ma ho approfittato del fatto che non c'era nessun limite di scadenza.... :p






Ingredienti per circa 80 biscotti:
1Kg di farina 00
250 g di latte
500 g di zucchero
6 uova
scorza grattugiata di due limoni bio
2 mezzi gusci di olio extravergine
5 g di ammoniaca per dolci in polvere
un pizzico di sale
Q.b. di zucchero semolato per la supericie
chicchi di caffè (facoltativi)






Preparazione:
Unire tutti gli ingredienti, tenendo da parte solo un po' di latte per sciogliere l'ammoniaca; dopo di che, unire anche quest'ultimo ed impastare.
L'impasto dovrà essere piuttosto morbido, ma non deve attaccarsi alle mani. Se è troppo appiccicoso, aggiungere un po' di farina; se invece è troppo sodo, aggiungere del latte.
Formare dei cilindri spessi come un dito, della lunghezza di circa 15 cm.
Passarli nello zucchero semolato e formare delle "esse".
Adagiarli su una teglia imburrata ed infarinata.
Schiacciarli con il palmo della mano, altrimenti si alzano troppo; volendo si possono decorare con un chicco di caffè.
Infornare a 190° per circa 15 minuti, comunque verificare sempre la cottura.
Una volta pronti, sfornare e lasciare raffreddare su una gratella.
Quando saranno freddi, si possono conservare in un comune porta biscotti o una scatola di latta.






lunedì 16 luglio 2012

Millefoglie di gelato fiordilatte alle noci caramellate con salsa di albicocche e pesche al rum aromatizzata col pepe






"La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili....."


Ricomincio da qui.






Dopo mesi di studio intenso, tra maggio e l'inizio di giugno ho sostenuto le varie prove d'esame che mi hanno dato la qualifica di "Operatore di Sala/Bar" con un punteggio di 99/100.
Tra la scuola, la famiglia, la casa ed il caldo insopportabile dopo, non avevo più le forze per pubblicare le mie ricette anzi, se devo dirla tutta, non avevo proprio più voglia di cucinare.
Il mio cervello era andato in vacanza senza neanche avvertirmi.
L'unico mio pensiero era quello di riposare e liberarmi da tutto lo stress accumulato in questi ultimi mesi.
A quanto pare ci sono riuscita: ora mi sento carica e pronta a rimettermi in carreggiata.
La molla è scattata dopo l'invito al Foodworkshop a Città del gusto di Roma, organizzato dalla Sammontana/Tre Marie, a cui sono stata invitata lo scorso 6 luglio.






Eravamo in 30 foodblogger, ne conoscevo solo 3 di persona: Ady e Alex, con le quali da qualche mese c'è grande feeling, alle quali tengo molto e per le quali nutro grande stima; e Marco, incontrato dapprima nei vari gruppi di facebook, a cui facciamo parte entrambi, e poi a Roma, durante un mio passaggio a fine giugno. Lui è un ometto (oh, Marco, è detto con benevolenza. eh!!! :D ) simpatico e gioviale, col quale mi piace molto ridere e scherzare, ma anche parlare, perchè davanti ad un caffè, quella mattina quando sono andata a trovarlo, abbiamo parlato di tante cose, intersecando quelle positive a quelle negative, ridendo anche sulla piega che avevano preso i nostri discorsi...
Sono stata contentissima di abbracciare finalmente Morena (il colmo dei colmi è che siamo venete tutt'e due e ci siamo incontrate per la prima volta a Roma), Imma e di essere stata in compagnia con Francesca finchè si aspettava l'ora di riprendere il treno per tornare a casa .
Con le altre non c'è stato tanto scambio là direttamente, questo è avvenuto dopo, e si sta via via sviluppando adesso con i contatti web. Eravamo in troppe e tutte impegnate nel prestare attenzione a ciò che avveniva intorno a noi.

La giornata è iniziata con Leonardo Bagnoli, Amministratore delegato dell'azienda, che ci ha raccontato la storia della sua famiglia e spiegato la strada percorsa da quello che sarebbe poi diventato uno dei marchi industriali tra i più conosciuti d'Italia.






Tutto è iniziato dal bar-latteria in via del Giglio a Empoli, acquistato dal nonno Romeo nel 1946.






Il periodo però era molto difficile, nei primi del dopoguerra non era per niente facile sbarcare il lunario, così nonno Bagnoli maturò l'idea di vendere tutto. L'insistenza a desistere dei figli, soprattutto di Renzo, il maggiore, lo convinse a non mollare.
E fu così che: "A metà degli anni Quaranta, data la penuria del bestiame causata dalla guerra, si poneva il problema del reperimento del latte. Si racconta che a Empoli non fosse rimasta una sola mucca da latte e le autorità chiesero al conte Dziediszky, proprietario della fattoria Sammontana a pochi chilometri dal paese, di trasferire alcuni capi di bestiame che teneva in un altro suo possedimento nelle Marche. Sette mucche partirono così alla volta della fattoria Sammontana. La produzione di latte risultò eccessiva rispetto alle esigenze e il proprietario di una piccola latteria nel centro di Empoli si fece avanti e stipulò un accordo con il conte, per usufruire dell'eccedenza: era Romeo Bagnoli. I gelati fatti con il latte fresco della fattoria Sammontana non tardarono a farsi un'ottima fama, in paese e non solo".

In cattedra sono poi saliti: Maurizio Santin, con i suoi consigli su ciò che avremmo dovuto preparare noi nel pomeriggio;





Pino Galloni, food stylist, e Luisa Vallieri, fotografa che hanno arricchito il nostro bagaglio di conoscenze con delle chicche riguardanti alcuni accorgimenti di cui dover tener conto per la preparazione del piatto e la fotografia delle nostre preparazioni.






Dopo aver pranzato, siamo scesi al secondo piano, dove è stato girato il format "Cucina di classe", al quale ha partecipato la mia amica Ady, che si è subito piazzata sul posto che aveva all'epoca della trasmissione.







Abbiamo avuto anche una graditissima visita a sorpresa: Laura Ravaioli.






Sul banco davanti a noi c'erano tutti gli ingredienti di cui avevamo bisogno per creare una ricetta a base di gelato Sammontana e brioche Tre Marie, azienda leader di prodotti lievitati dolci da forno, acquistata recentemente dal marchio Sammontana.
Qui l'assalto, senza avere nessuna idea concreta per la testa.






Il mio spirito ribelle e la mia avversione per le cose imposte in un primo momento non hanno dato spazio alla mia creatività, ma la mia vena artistica ha avuto il sopravvento ed ho iniziato a dar sfogo alla mia fantasia, avendo già da subito in bocca la percezione del gusto di ciò che sarebbe stato poi il piatto finito.
E' così che è nata la mia "Millefoglie di gelato fiordilatte alle noci caramellate con salsa di albicocche e pesche al rum aromatizzata col pepe".
Non è una ricetta vera e propria quella che sto per dare, ma la spiegazione di come l'ho realizzata e delle sensazioni che provavo mentre improvvisavo...

Ho iniziato senza avere la più pallida idea di cosa avrei preparato. Anzi, non ero neanche sicura che da quello che avevo sul mio banco da lavoro, mi sarebbe risultato qualcosa di presentabile. Il buio più totale.
Uscita dalla mia postazione, ho guardato dall'esterno tutto ciò che secondo me poteva servirmi. Non mi piaceva nulla di ciò che vedevo, solo le noci caramellate e le fettine di croissant che avevo appena tostato, non avrei mai scartato.
In quel momento, incuriosito da ciò che stavo facendo, si è avvicinato a me un signore che fa parte dell'azienda. Vedendomi in difficoltà, mi ha citato una frase del film Amici miei atto II:
"Che cos'è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione" ed ha aggiunto: "E lei con quegli occhi le ha tutte. Si metta all'opera. Sono sicuro che ne uscirà qualcosa di molto buono!".
Spinta dalla carica di questo incoraggiamento, da lì a poco l'idea mi è balenata non appena i miei occhi hanno incrociato una bottiglia di rum: un flambè.
Impossibile da farsi perchè la piastra a disposizione era a induzione e la padella non era adatta a quel tipo di cottura. Poco male, allora...via tutta la frutta che avevo già preso, in cambio di una pesca e 4 albicocche, che ho spellato e tagliato a brunoise.
Ho messo un po' di zucchero a scaldare in una padella prima di aggiungere la dadolata. Dopo che lo zucchero si è sciolto nel liquido rilasciato dalla frutta, ho spruzzato abbondantemente di rum, lasciato evaporare e spento immediatamente.






Ho preso del gelato al fiordilatte e vi ho mescolato delle noci caramellate.
Tutto era pronto per la composizione del piatto:
- dadolata sul fondo;
- strati alternati di sfoglia di croissant e gelato con noci caramellate;
- e, come tocco finale, una bella macinata di pepe sulla salsetta di frutta.

Ho invitato quindi quel signore gentilissimo e Marco ad assaggiare il mio dolce. L'abbiamo diviso in tre. Mi sono raccomandata di non separare i gusti, bensì di assaporarli tutti assieme perchè solo così si poteva sentire l'armonia e l'equilibrio che c'era tra di loro.
"Che le avevo detto? Lo sapevo che sarebbe stata all'altezza. Nessun gusto prevale, gli equilibri dei sapori sono perfetti tra di loro. Brava!"
L'apprezzamento e i complimenti di quel signore e di Marco mi hanno inorgoglito e riempito di gioia.
Ce l'avevo fatta ad esprimere ciò che volevo: l'acidulo della frutta sgrassava il palato e lo puliva dal dolce del gelato, lasciando un piacevole retrogusto piccante che manteneva la bocca fresca. Il tutto arricchito dallo scrocchio delle noci caramellate che non guastava affatto.
Ed avevo vinto ancora una volta la sfida con me stessa.

Ah, quel signore si chiama Piero Piccini ed è l'uomo Sammontana sul territorio, quello che va a visitare i clienti che hanno problemi di prodotto o di cotture. E' un ex pasticcere.

Grazie signor Piero, per aver creduto in me ed avermi spronata a tirar fuori tutta la grinta e la passione che ho per quest'arte. L'abbraccio con affetto!
Grazie anche alla bellissima Chabha Ladijci che mi ha contattata per invitarmi all'evento e ci è stata vicino dal nostro arrivo alla nostra partenza.
E grazie anche alla Sammontana per l'opportunità offertami.

La foto finale del gruppo è doverosa.







N.B. Cliccando sulla foto della mia preparazione, si aprirà il collegamento alla pagina fb da cui si può dare la preferenza cliccando il tasto "Like".
Grazie a chi lo fa, e grazie lo stesso a chi non lo fa. :)














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